Se ci mettessimo a “googlare” il nome di una qualsiasi patologia dalla più banale alla più grave, dalla quella acuta a quella cronica, associando ad essa la parola alimentazione e/o nutrizione, il colosso di Montain View ci restituirebbe una marea di risultati, alcuni con valenze scientifiche ed altri degni delle pozioni utilizzate dal perfido Gargamella…
L’alimentazione, per quanto curata possa essere, non è in grado di guarire un individuo da una patologia cronica, purtroppo non esistono alimenti miracolosi in grado di far sparire una massa cancerosa, o di risolvere una brutta infezione virale. Ma per fortuna la sua importanza non è inferiore. Infatti, l’adozione di una corretta alimentazione, insieme ad uno stile di vita sano, è in grado di produrre un netto miglioramento dello stato nutrizionale individuale. Ciò non si sofferma sul mero aspetto estetico, ma si estende ad un miglioramento dello stato di salute e di benessere dell’organismo, anche grazie ad un drastico abbassamento dello stato infiammatorio.
La flogosi o infiammazione, non è altro che un meccanismo di difesa attuato dal nostro organismo, in risposta a stimoli dannosi di tipo irritativo, allergico o infettivo. Ma la cosa che ci deve interessare e preoccupare di più, è che si ritrova ad essere alla base di tantissime (se non tutte) patologie sia croniche che acute. Dunque, se riuscissimo ad avere un organismo meno infiammato, avremmo molte meno possibilità di essere colpiti da patologie importanti, come si suol dire, prevenire è meglio che curare.
La cattiva alimentazione e la mancanza di attività fisica, in particolar modo in questo periodo di limitazioni indotte dalla pandemia da SARS COV-2, sono alla base dell’aumento ponderale, che può portare sovrappeso/obesità, condizioni ampiamente presenti nella nostra popolazione, che purtroppo sono accompagnate da un notevole aumento di molteplici fattori pro-infiammatori. Di conseguenza, un soggetto obeso sarà più “infiammato” rispetto ad un soggetto normopeso, quindi più propenso a sviluppare importanti patologie croniche.
La stessa sindrome COVID, è correlata ad un aumento esagerato di alcuni fattori pro-infiammatori. Proprio per questo motivo, le terapie farmacologiche attualmente utilizzate non si avvalgono solo di farmaci antivirali, ma anche di farmaci mirati a contenere, per quanto possibile, l’infiammazione indotta dall’infezione. Probabilmente, è ancora presto per parlare di dati epidemiologici inerenti all’attuale pandemia, ma iniziano ad essere pubblicati primi studi. Presso il Policlinico San Matteo di Pavia (una delle zone più colpite dal virus), si è valutata la condizione nutrizionale di circa 400 malati Covid, notando una tendenza importante di sovrappeso/obesità, e la presenza di patologie croniche, come il diabete. Anche in questo caso, dunque, pare che essere “infiammati” ci renda più vulnerabili.
L’alimentazione è una cosa seria, attraverso la quale possiamo lavorare molto sulla prevenzione, limitando o addirittura spegnendo del tutto l’infiammazione, rendendoci più forti e meno soggetti al rischio di contrarre diverse affezioni patologiche. Le attuali abitudini alimentari, risultano essere in molti casi sbagliate, si consumano troppi cibi raffinati, zuccheri e pochi prodotti della terra, quelli che in realtà apportano importanti vitamine e antiossidanti, fondamentali per garantirci un buono stato di salute. Basti pensare all’eccessivo consumo di carne rossa che dal 2015 è stata contrassegnata cancerogena dall’IARC. Mentre, rimane sempre minore il consumo di pesce, che grazie al suo contenuto in omega-3 è ritenuto un alimento anti-infiammatorio. Poiché questi importanti acidi grassi sono precursori di importanti mediatori che contrastano l’infiammazione.
La realtà dei fatti è che mettersi a dieta non è solo una questione di linea e di prova costume, ma è una questione di salute, di aspettativa e di qualità di vita.
Dott. Davide De Cicco |