“La vita è un continuo cambiare abitudini, amicizie, modi di fare e di pensare, ideali, amori, addirittura fede, tuttavia quando poi ti ritrovi per caso dinanzi una vecchia abitudine, solo allora capisci quanto ti sia mancata, quanto ti abbia marchiato la pelle senza che tu te ne accorgessi.”
Così, Lorenzo Marone nel suo libro “magari domani resto”, scrive del cambiamento.
Cambiamento, parola difficile da pronunciare per noi esseri umani ed ancora più difficile da mettere in pratica. La paura del nuovo e della riscoperta è qualcosa insita in noi da sempre: e se gli antichi romani erano cultori dei “mores maiorum”, noi oggi possiamo definirci come loro degni eredi, “cultori della routine”.
Siamo sempre attenti a non stravolgere le nostre giornate, a seguire passo per passo un’immaginaria tabella di marcia che ci dice costantemente come agire. Siamo schiavi della nostra stessa vita. Ed è proprio qui che sorge spontaneo chiedersi: e se tutta questa macchina si fermasse? Come potremmo riorganizzare le nostre vite?
La risposta non si è fatta attendere: COVID-19.
Conosciuto più comunemente come “Coronavirus”, il COVID-19 è una malattia respiratoria acuta causata dal virus SARS-COV-2. Colpisce il tratto respiratorio e presenta sintomi simili a quelli influenzali, mentre nei casi più gravi può’ verificarsi una polmonite. Al momento non esistono vaccini o cure specifiche, l’unico trattamento è isolamento del paziente positivo.
Malattia subdola, silenziosa e quasi invisibile che ha paralizzato il mondo.
Tutto si è fermato. Il mondo è caduto nel silenzio. E’ bastata una malattia a far crollare le nostre “belle” vite costruite su fondamenta di cartapesta. Ci siamo ritrovati tra le mura delle nostre abitazioni, lontani dai propri genitori, dai propri nonni, dai propri amici, dai propri fidanzati, dai propri cari… lontani dalle proprie certezze. Ed eccoci qui, tutti smarriti e disorientati, fragili e forse consapevoli di essere figli di un tempo crudele. Eccoci finalmente nudi, faccia a faccia con il mostro che più di tutti temiamo, un mostro che non si trova sotto al letto come da bambini ma difronte lo specchio: noi stessi.
Ci sentiamo forti nel non fermarci durante la giornata, ci sentiamo quasi di essere migliori dopo aver portato a termine i nostri compiti. Ma quando arriva la sera, le armature crollano, il mantello cade sul pavimento e ci ritroviamo soli con la parte più vera di quel supereroe che esce di casa ogni giorno.
“Da settimane sembra che la sera sia calata…”, ha ragione papa Francesco, da settimane siamo tutti in balia del buio.
Il buio, visto da tutti come elemento negativo, simbolo di smarrimento e di dolore. Siamo uomini, tendenzialmente predisposti a vedere il famoso bicchiere mezzo vuoto.
Oggi più che mai, però, dobbiamo vedere il buio non come nostro nemico ma come mezzo per arrivare alla luce. E’ nello smarrimento di questi giorni che dobbiamo trovare il coraggio di guardare dritto negli occhi chi troviamo riflesso nello specchio e non reprimere ciò che si prova.
Ora che la ruota si è fermata, è arrivato il momento di iniziare a ricostruire le fondamenta della nostra esistenza con travi più solide.
Hanno sempre cercato di farci dimenticare delle nostre emozioni: “non pensare al dolore, devi distrarti”, “cerca di contenere tutta questa felicità”… ma non è così che si vive davvero.
Ci sentiamo felici? Allora mettiamo la musica, iniziamo a ballare, a cantare, dedichiamoci quella felicità.
Soffriamo? Allora accogliamo il dolore, lasciamo che faccia il suo corso senza reprimerlo.
E’ vero, siamo esseri razionali ma siamo anche esseri dotati di un cuore e come si sa, questo è un organo che si nutre di sentimenti. E’ nel silenzio assordante di questi giorni che possiamo ritrovare la capacità di ascoltare il battito del nostro cuore e ridare colore a quei sentimenti resi grigi dalla monotonia.
Un giorno tutto questo finirà grazie all’impegno di chi sta combattendo in prima linea, grazie a chi ha capito che da solo non si salva nessuno.
Ma da psicologa, anche se la curva dei contagi scenderà e finalmente potremmo dire che è davvero andato tutto bene, voglio augurarvi di non smettere mai di dedicarvi del tempo, di guardarvi dentro, di sentire la mancanza del prossimo, vi auguro di utilizzare il buio come mezzo di elevazione verso la luce. La notte potrà anche scendere, ma per chi ha saputo scoprire e collocare bene le proprie stelle, il buio sarà solo una cornice perfetta.
Dott.ssa Moira Valente |